Ibis sacro
Regno
Phylum
Classe
Sottoclasse
Infraclasse
Superordine
Genere
SPECIE
Threskiornis aethiopicus
Dimensione della popolazione
200-450 Thou
Durata
20 years
Peso
1.3-1.5
2.9-3.3
kglbs
kg lbs 
Lunghezza
68
27
cminch
cm inch 
Apertura alare
112-124
44.1-48.8
cminch
cm inch 

L'ibis sacro (Threskiornis aethiopicus Latham, 1790) è una specie di ibis appartenente alla famiglia Threskiornithidae. È originario dell'Africa subsahariana, in Iraq e anticamente in Egitto, paese in cui adesso è praticamente estinto, dove era venerato come simbolo del dio Thot.

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Si è naturalizzato in diversi Paesi europei; in Italia si incontra in vicinanza dei laghi o fiumi, come lungo il Mincio, nel territorio del Polesine, nel delta del Po, nella Bassa Bresciana e nelle campagne tra Novara e Vercelli. La specie è in rapida espansione e viene considerata "specie esotica invasiva".

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Aspetto

Gli individui adulti raggiungono generalmente una lunghezza di 68 centimetri (27 pollici) e presentano un piumaggio del corpo completamente bianco (presentando dei riflessi verdi o bluastri) ad eccezione di alcuni pennacchi neri sul dorso, mentre zampe, collo, becco e coda sono neri. Sono stati osservati anche alcuni casi di melanismo. L'apertura alare varia da 112 a 124 centimetri (da 44 a 49 pollici), mentre il peso corporeo varia da 1,35 a 1,5 kg (da 3,0 a 3,3 libbre). I maschi sono generalmente leggermente più grandi delle femmine.

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La testa ed il collo sono calvi, ed il becco ricurvo e le lunghe zampe sono nere. Le ali bianche in volo mostrano un bordo posteriore nero. Gli occhi sono marroni con un anello orbitale rosso scuro. I sessi sono molto simili, mentre i giovani presentano un piumaggio bianco sporco, un becco più piccolo e alcune piume brunastre sul collo, penne scapolari bruno-verdastri, e penne copritrici primarie più nere.

Questo uccello di solito è silenzioso, ma occasionalmente emette rumori striduli, a differenza del suo stretto parente ben più vocale, l'ibis hadada (Bostrychia hagedash). Quando è in volo, l'ibis sacro mantiene il collo allungato in avanti e le zampe slanciate (in modo particolarmente simile alla cicogna bianca) e, proprio osservandolo durante questo movimento, si può notare il sottoala, di un bianco meno chiaro rispetto a quello del piumaggio. Tassonomicamente, la specie non è divisa in alcuna sottospecie.

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video

Ibis sacro mappa dell'habitat
Ibis sacro
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Abitudini e stile di vita

Come gli altri rappresentanti del genere Threskiornis, a dispetto degli altri ibis, è prevalentemente una specie diurna. Si riunisce in grandi gruppi, che possono superare le 100 unità, ma che durante il periodo dell'accoppiamento toccano i 4-500 esemplari. L'ibis sacro, nidificando in colonie, viene a stretto contatto con altri volatili, affini ad esso come abitudini. Sul delta del fiume Okavango, durante i periodi d'abbondanza ittica, sono state viste battute di caccia degli ibis con altri uccelli acquatici come umbrette, pellicani, aironi, cormorani e aninghe.

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La specie non ha nemici abituali in natura, anche se talvolta può subire la predazione da parte di pitoni, uccelli rapaci e coccodrilli. Il più importante predatore dei nidiacei dell'ibis sacro africano, in Kenya, è l'aquila pescatrice africana, che sistematicamente attacca le colonie più grandi, sebbene in paesi come l'Etiopia ed il Sudafrica rappresenti una minaccia minore. I nidiacei possono cadere preda anche di serpenti, varani e babbuini, allo stesso tempo avidi razziatori di uova.

Nelle zone in cui si è naturalizzato, risulta nocivo per l'avifauna autoctona, vista la sua propensione a nutrirsi di uova e pulcini di altre specie.

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Comportamento stagionale
Il richiamo dell'uccello

Dieta e nutrizione

Nonostante a volte si nutra di semi o alghe, l'ibis sacro africano è un uccello prevalentemente carnivoro, che si riunisce in grandi stormi durante la ricerca del cibo. La loro dieta è composta principalmente da insetti, vermi, crostacei, molluschi ed altri invertebrati, oltre a vari pesci, rane, rettili, piccoli mammiferi e carogne, nonché uova e pulcini di altre specie di uccelli. La sua tecnica di caccia è piuttosto semplice: fissata la preda prescelta, l'ibis la segue con lo sguardo e, alla prima occasione propizia, l'afferra con una beccata precisa, ingoiandola intera. Il suo lungo becco sottile è anche usato per sondare il terreno alla ricerca di invertebrati, come i lombrichi.

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Presso il lago Shala, in Etiopia, è stato osservato come gli ibis sacri africani si nutrano occasionalmente del contenuto delle uova di pellicano rotte dai capovaccai nelle colonie miste di ibis, cormorani, pellicani e cicogne di Abdim. Sull'isola centrale del lago Turkana sono stati avvistati degli ibis sacri nutrirsi delle uova di coccodrillo del Nilo dissotterrate dai varani del Nilo. Nel corso di un periodo d'osservazione durato 3 anni, sono state riportate diverse osservazioni da una grande colonia di uccelli su Bird Island (chiamata Penguin Island nell'articolo), in Sud Africa, composta da 10.000 coppie di sule del Capo nidificati, insieme a 4800 coppie di cormorani del Capo e altre specie di uccelli come gabbiani e pinguini africani, in cui alcuni esemplari di ibis sacri specializzati (sui 400 che popolavano l'isola) si erano nutriti di almeno 152 uova di cormorano (altre specie erano ancora più ovivore). L'ibis sacro è stato anche osservato intento a ghermire i giovani coccodrilli appena nati o persino le uova e i piccoli delle tartarughe marine, al momento della schiusa, sulle spiagge africane.

In uno studio sul contenuto della borra e dello stomaco dei nidiacei condotto nello Stato Libero, Sud Africa, si è scoperto che il cibo più comune servito dai genitori ai loro pulcini comprende rane (principalmente Amietia angolensis e Xenopus laevis), granchi della specie Potamonautes warreni, larve di mosca, bruchi di Sphingidae e coleotteri adulti. Durante i primi 10 giorni di vita i nidiacei vengono nutriti principalmente con granchi e coleotteri, e, successivamente, perlopiù con bruchi Sphingidae e altri coleotteri. Ad un mese d'età, i nidiacei presenti presso il lago Shala, Etiopia, venivano nutriti con larve d'insetto, bruchi e coleotteri. In Francia, gli ibis adulti si nutrono principalmente del gambero invasivo Procambarus clarkii, fornendo, invece, ai nidiacei larve della specie Eristalis.

In Francia, durante l'inverno, questi uccelli si raccolgono nelle discariche per nutrirsi di rifiuti.

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Abitudini di accoppiamento

COMPORTAMENTO DI ACCOPPIAMENTO

La specie, solitamente, si riproduce una volta all'anno durante la stagione delle piogge. La stagione riproduttiva va da marzo ad agosto in Africa, e da aprile a maggio in Iraq. Durante questi periodi, gli ibis sacri si riuniscono in grandi colonie e i maschi si formano un harem di femmine, tentando pure di sottrarle ai rivali, sfidandoli in cruente lotte, formate da gonfiamenti del petto e gorgheggi striduli col solo scopo di intimorire l'avversario. Questi uccelli costruiscono un nido di bastoncini, spesso sui baobab, talvolta in colonie miste con altri grandi uccelli trampolieri quali cicogne, aironi, spatole africane, aninghe africane e cormorani. Possono anche formare gruppi monospecie su isole al largo o su edifici abbandonati. Le colonie più grandi sono costituite da numerose sotto-colonie e possono arrivare a contare anche 1000 uccelli.

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Le femmine depongono da 1 a 5 uova a stagione, incubate da entrambi i genitori per 21-29 giorni. Dopo la schiusa, un genitore rimane continuamente nel nido per i primi 7 giorni. I pulcini si impennano dopo circa 35–40 giorni e divengono indipendenti dopo 44–48 giorni, raggiungendo la maturità sessuale a 1-5 anni dopo la schiusa. L'età media di questi animali è di circa 18 anni.

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Popolazione

Minacce demografiche

Questa specie è stata segnalata come suscettibile al botulismo aviario in un elenco di animali morti trovati intorno ad un lago artificiale in Sud Africa che è risultato positivo al patogeno alla fine degli anni '60 e agli inizi degli anni '70. Durante un caso di mortalità su larga scala di cormorani del Capo a causa del colera aviario, nel 1991 nel Sud Africa occidentale, un piccolo gruppo di ibis sacri venne trovato morto. La nuova specie Chlamydia ibidis è stata isolata da ibis sacri selvatici in Francia nel 2013; aveva infettato 6-7 dei 70 uccelli testati.

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Nel 1887, lo scienziato italiano Corrado Parona segnalò una specie di nematode Physaloptera di 3 centimetri nella cavità orbitale di un ibis sacro catturato a Metemma, Abissinia (ora Etiopia), nel 1882. Parona pensava si trattasse di una nuova specie, poiché differiva morfologicamente dai vermi visti in precedenza. Tuttavia, di questa presunta nuova specie venne identificata ed analizzata solo una femmina adulta, e da allora non è mai stata ritrovata in nessun altro uccello. Le specie di Physaloptera che infettano gli uccelli sono generalmente parassiti degli intestini dei rapaci, il che potrebbe significare che l'esemplare rinvenuto possa essere un artefatto o un'identificazione errata, o forse un'infezione dell'ospite senza uscita. Il digene trematode Patagifer bilobus, è stato segnalato in alcuni ibis sacri del Sudan, prima del 1949. Questo trematode vive nell'intestino tenue di questa specie, tra numerosi altri ibis, spatole e pochi altri uccelli acquatici. Questo parassita ha un ciclo vitale complicato che coinvolge tre ospiti: le uova si schiudono in acqua dolce dove infettano una chiocciola corno di montone in cui si moltiplicano e producono cercarie, che escono e si incistano in una lumaca più grande come una Lymnaea, in attesa di essere mangiata da un uccello.

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Riferimenti

1. Ibis sacro articolo su Wikipedia - https://it.wikipedia.org/wiki/Threskiornis_aethiopicus
2. Ibis sacro sul sito della Lista Rossa IUCN - https://www.iucnredlist.org/species/22697510/132068562
3. Xeno-canto canto degli uccelli - https://xeno-canto.org/651807

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