Asino selvatico africano
Regno
Phylum
Subphylum
Classe
Famiglia
Genere
Sottogenere
SPECIE
Equus africanus
Dimensione della popolazione
23-200
Durata
25-40 years
Massima velocità
70
43
km/hmph
km/h mph 
Peso
230-275
506-605
kglbs
kg lbs 
Altezza
1.3-1.5
4.3-4.9
mft
m ft 
Lunghezza
2
7
mft
m ft 

L'asino selvatico africano (Equus africanus Heuglin e Fitzinger, 1866) è un mammifero della famiglia degli Equidi, forma ancestrale dell'asino domestico (Equus africanus asinus). Attualmente si trova solamente in poche aree dell'Africa nord-orientale ed è altamente minacciato in natura. Qui abita in regioni desertiche e montuose, nutrendosi di piante ed erbe coriacee. Da quando l'asino selvatico della Siria si è estinto, l'asino selvatico africano è divenuto il rappresentante esistente più piccolo del genere Equus.

Aspetto

L'asino selvatico africano raggiunge una lunghezza testa-tronco di circa 200 cm, un'altezza al garrese compresa tra 110 e 140 cm, una lunghezza della coda di 45 cm e un peso di circa 250-275 kg. La testa è molto grande rispetto al tronco e presenta lunghe orecchie a forma di sacca che possono raggiungere i 20 cm. Le parti superiori del corpo sono di colore grigio-brunastro e possono assumere una sfumatura rossastra in estate; il ventre e le zampe sono generalmente più chiari, quasi biancastri. La colorazione del manto, tuttavia, varia a seconda delle singole sottospecie. Di solito è presente una striscia scura lungo la colonna vertebrale e, talvolta, una o due strisce trasversali sulle spalle. Le zampe presentano un caratteristico motivo a strisce, grazie al quale è possibile distinguere l'asino selvatico africano da quello asiatico. La criniera è corta e sottile, nonché eretta e più morbida di quella del cavallo selvatico. Inoltre, diversamente dalla coda del cavallo selvatico, identica a quella dei cavalli domestici, quella dell'asino selvatico termina con una nappa.

Mostra di più

Le zampe dell'asino selvatico africano, come quelle di tutti gli equidi, terminano con un unico dito rivestito da uno zoccolo. Gli zoccoli, allungati e più stretti di quelli degli altri membri della famiglia, sono adatti a muoversi su una superficie pietrosa e conferiscono all'animale un passo sicuro, piuttosto che una grande velocità. Inoltre, sulle zampe anteriori, sopra l'articolazione del metacarpo, si trovano spesso dei rilievi simili a callosità di colore brunastro, le cosiddette castagne.

Mostra meno

video

Distribuzione

Geografia

L'attuale areale dell'asino selvatico africano è limitato all'Africa nord-orientale (Etiopia, Eritrea e Somalia), dove rimangono solo poche centinaia di questi animali. Si ipotizzava anche la presenza di singole popolazioni in Egitto, Sudan e Gibuti, ma da alcuni anni non si hanno informazioni affidabili a riguardo. La densità di popolazione è molto bassa e in Etiopia viene valutata intorno a 0,6 esemplari ogni 100 km². L'areale originario della specie un tempo copriva tutto il Nordafrica (dal Marocco alla Somalia) e la penisola arabica (dalla Mesopotamia allo Yemen), ma questo equide scomparve da gran parte del suo areale già in epoca romana. Da allora il numero di esemplari è continuato a diminuire a causa della caccia, della distruzione dell'habitat, degli incroci con gli asini domestici inselvatichiti e delle malattie da essi trasmesse.

Mostra di più

L'habitat della specie comprende regioni aride, collinari o montuose, caratterizzate per lo più da un terreno sassoso. In Etiopia l'asino selvatico africano si incontra fino a 2000 m di altitudine. Queste regioni sono ricoperte da boscaglia o steppa, ma sono generalmente molto aride. Inoltre presentano condizioni climatiche durissime, con temperature elevate che possono raggiungere i 50 °C. In epoca storica il suo areale, ad est, si sovrapponeva a quello dell'asino selvatico asiatico, che però prediligeva regioni meno elevate e pianeggianti.

A differenza dell'asino selvatico africano, gli asini domestici inselvatichiti sono diffusi in tutto il mondo; oltre che nell'areale originario del progenitore selvatico si possono trovare anche in numerosi altri paesi dove sono stati introdotti dall'uomo. Ad esempio, esistono grandi popolazioni inselvatichite in Australia e negli USA. Solo nell'Australia centrale e settentrionale vivono diversi milioni di esemplari.

Mostra meno
Asino selvatico africano mappa dell'habitat
Asino selvatico africano mappa dell'habitat
Asino selvatico africano

Abitudini e stile di vita

Essendo un animale sia diurno che notturno, l'asino selvatico africano va in cerca di cibo in diversi momenti della giornata, ma di solito riposa durante le ore più calde. Conduce un'esistenza prevalentemente solitaria: l'unico legame veramente stretto tra questi animali è quello che si stabilisce tra la madre e il puledro appena nato. Tuttavia, è possibile incontrare anche gruppi poco numerosi, composti al massimo da sei individui. Queste mandrie possono essere sia miste che formate da esemplari dello stesso sesso, senza alcun genere di gerarchia stabilita: i capibranco cambiano costantemente, senza un confronto aggressivo. Durante gli spostamenti vengono spesso utilizzati percorsi e sentieri, alcuni dei quali contrassegnati da feci. Occasionalmente, diversi piccoli gruppi si incontrano, dando vita a gruppi più grandi di oltre 60 animali. Questo, tuttavia, avviene solo presso i pascoli migliori: dopo aver mangiato, queste grandi associazioni si dissolvono nuovamente.

Mostra di più

I maschi dominanti a volte possono occupare territori contrassegnati con urina ed escrementi, che spesso formano alti mucchi. I territori possono coprire una superficie variabile da 12 a 40 km² ed estendersi per 4-7 km. Di regola, questi territori vengono occupati solo per poche settimane. Tuttavia, durante questo periodo, il proprietario difende il suo territorio dagli intrusi. Altri conspecifici vengono prima annusati e poi allontanati, ma raramente si verificano gravi controversie, sebbene su alcuni esemplari siano stati notati segni di morsi.

Mostra meno
Comportamento stagionale

Dieta e nutrizione

Come tutti gli equidi, l'asino selvatico africano è un erbivoro che si nutre principalmente di piante del deserto rinsecchite e spinose (browsing), ma anche di erba (grazing). Sono note almeno 39 specie di piante che fanno parte della sua dieta. Si nutre soprattutto di piantaggine indiana, nonché di parkinsonie. Complessivamente, quasi due terzi della dieta sono costituiti da piante a foglia morbida, seguite per quasi un terzo da piante perenni. Le erbe coriacee talvolta svolgono un ruolo subordinato. Particolarmente importanti per questa specie sono le foreste rivierasche, particolarmente apprezzate in estate. Grazie alla sua dieta opportunista, l'asino selvatico africano può avere un impatto negativo sulla vegetazione del deserto e della steppa, specialmente nelle aree in cui la specie non era originaria.

Mostra di più

Dal momento che abita in regioni molto aride, i punti d'acqua sono fondamentali per la sopravvivenza della specie e non dovrebbero mai distare da 4 a 6 km. Tuttavia gli asini possono spostarsi anche per 30 km per arrivare all'acqua. Poiché questi equidi sono perfettamente adattati alla vita nelle zone aride, possono sopravvivere anche a perdite di liquido pari al 30% del loro peso corporeo. La reidratazione avviene attraverso brevi fasi di bevuta di 4-5 minuti, durante le quali possono essere assorbiti fino a 30 litri di liquido.

Mostra meno

Abitudini di accoppiamento

COMPORTAMENTO DI ACCOPPIAMENTO

La femmina di asino selvatico africano raggiunge la maturità sessuale intorno a un anno e mezzo di età, ma di solito dà alla luce il suo primo puledro a due o tre anni. I maschi, invece, raggiungono la maturità sessuale all'età di due anni. Di solito le femmine sono pronte all'accoppiamento in ogni periodo dell'anno e l'estro può durare fino a otto giorni. Spesso solo i maschi dominanti e territoriali possono avere il diritto di accoppiarsi. Prima dell'accoppiamento le femmine assumono una posizione caratteristica con le zampe posteriori divaricate, mentre il maschio annusa loro i genitali. Di tanto in tanto la femmina può scalciare all'indietro, ma soprattutto cerca di fuggire, con il maschio che la insegue anche per 20 m. L'atto sessuale ha inizio quando il maschio sale in groppa alla femmina: l'eiaculazione avviene molto rapidamente. L'intero processo è accompagnato da numerose vocalizzazioni, principalmente da parte del maschio. Dopodiché, entrambi gli animali mangiano e si separano.

Mostra di più

Dopo una gestazione di circa dodici mesi - gli autori indicano un periodo variabile tra 330 e 370 giorni - la femmina di solito dà alla luce un unico piccolo, raramente due. La madre e il puledro sono uniti da uno stretto legame e inizialmente rimangono sempre molto vicini tra loro, spesso ad appena un metro di distanza. Durante questo periodo, il puledro viene difeso accanitamente dalla madre. Il giovane inizia ad assumere cibo vegetale a partire dal quinto giorno, ma non viene svezzato prima del dodicesimo mese. Nel frattempo la distanza tra la madre e il giovane cresce sempre più, arrivando fino a dieci metri. L'asino selvatico africano può raggiungere un'età massima di oltre 20 anni.

Mostra meno

Popolazione

Nicchia ecologica

Non sono noti predatori naturali dell'asino selvatico africano; lo stesso vale anche per gli esemplari inselvatichiti che vivono negli USA e in Australia. L'elevato tasso di mortalità che si riscontra nei giovani esemplari è dovuto alle condizioni climatiche estreme dell'habitat in cui la specie vive. Nell'areale originario, la specie entra in competizione con i grandi animali domestici allevati dall'uomo.

Addomesticamento

L'asino selvatico africano è il diretto progenitore dell'asino domestico e può incrociarsi con esso dando vita a prole fertile. Tuttavia, l'asino selvatico veniva originariamente utilizzato dai primi gruppi di cacciatori-raccoglitori come fonte di cibo e materie prime. Un importante indizio a riguardo è stato il ritrovamento dello scheletro di un asino a Umm el Tlel in Siria, risalente a circa 50.000 anni fa, nella cui terza vertebra cervicale è rimasta incastrata una punta Levallois spezzata, chiara testimonianza che all'epoca l'animale era oggetto di caccia. La domesticazione ebbe inizio probabilmente prima del 4000 a.C. in Egitto. Tra i resti più antichi e completi di asini addomesticati vi sono quelli rinvenuti in una camera funeraria vicino ad Abido, la cui scoperta è stata presentata nel 2008 da un team guidato da Stine Rossel e Fiona B. Marshall. Gli scheletri completi qui sepolti vissero all'epoca di una delle dinastie fondatrici del regno egizio, intorno al 3000 a.C. Gli studi anatomici suggeriscono che la sottospecie E. a. africanus servì qui come punto di partenza per l'addomesticamento. Le analisi patologiche mostrano che questo equino non veniva più utilizzato principalmente come fonte di cibo, bensì come animale da soma. Gli asini addomesticati rinvenuti nell'insediamento di Tell eṣ-Ṣâfi in Israele, vissuti nel periodo compreso tra il 2800 e il 2600 a.C., presentano caratteristici segni di usura sui denti che indicano la presenza di un morso. Di conseguenza, l'impiego dell'asino domestico come animale da cavalcatura o da tiro sembra essere avvenuto un po' più tardi. Tuttavia, esistono dei ritrovamenti che sembrano indicare l'addomesticamento dell'asino già in epoca predinastica. Questi comprendono circa 40 reperti ossei rinvenuti a Tell el-Iswid nel Basso Egitto e un singolo dente proveniente da Nagada nel Medio Egitto. Erano animali relativamente piccoli, di dimensione intermedia tra l'asino selvatico africano e l'asino domestico.

Mostra di più

Anche le analisi genetiche effettuate nel 2004 indicano l'asino selvatico della Nubia come progenitore delle forme domestiche. Tuttavia, esse sottolineano anche che l'asino domestico potrebbe essere stato addomesticato più volte. Ciò sembra essere stato confermato dalle analisi successive, secondo le quali è possibile distinguere due cladi distinti, ciascuno dei quali rappresenta un processo di addomesticamento indipendente. L'asino selvatico della Nubia è il diretto antenato del clade 1, al quale appartiene la maggior parte degli asini domestici attuali, che ebbe probabilmente origine nell'Africa settentrionale: il suo DNA mitocondriale, infatti, è del tutto identico a quello del clade 1. Il clade 2, al contrario, è più strettamente imparentato con l'asino selvatico della Somalia, ma non discende da quest'ultimo. A differenza del clade 1, deriva da un gruppo iniziale più piccolo. Comunque, a tutt'oggi, non è possibile identificare la sua esatta origine e il suo progenitore. I resti provenienti da Mesopotamia e Iran risalgono ad un'epoca un po' più recente.

Mostra meno

Riferimenti

1. Asino selvatico africano articolo su Wikipedia - https://it.wikipedia.org/wiki/Equus_africanus
2. Asino selvatico africano sul sito della Lista Rossa IUCN - http://www.iucnredlist.org/details/7949/0

Animali più affascinanti da conoscere