Strigops habroptila

Strigops habroptila

Cacapò, Cacapo, Kakapò, Strigope

Regno
Phylum
Classe
SPECIE
Strigops habroptilus
Dimensione della popolazione
149
Durata
45-60 years
Peso
0.9-4
2-8.8
kglbs
kg lbs 
Lunghezza
58-64
22.8-25.2
cminch
cm inch 

Il cacapò (o cacapo o kakapò; dal māori kākāpō, «pappagallo notturno»; Strigops habroptila G. R. Gray, 1845), detto anche strigope, è un grosso pappagallo terricolo, dalle abitudini notturne e incapace di volare; appartiene alla famiglia degli Strigopidi ed è endemico della Nuova Zelanda. È l'unica specie del genere Strigops Gray, 1845.

Mostra di più

Possiede un piumaggio finemente screziato di colore giallo e verde, un caratteristico disco facciale di piume sensoriali simili a vibrisse, un grosso becco grigio, zampe corte, piedi grandi e ali e coda relativamente corte. Una combinazione di fattori rende questo uccello unico tra i rappresentanti del suo genere: è l'unico pappagallo al mondo incapace di volare, nonché quello più pesante; ha abitudini notturne ed è erbivoro; presenta un netto dimorfismo sessuale per quanto riguarda le dimensioni; ha un basso metabolismo basale e il maschio non svolge alcun ruolo nelle cure parentali, anzi, questo è l'unico pappagallo che possiede un sistema riproduttivo poliginico basato sui lek. Probabilmente è anche uno degli uccelli più longevi del mondo. La sua anatomia riflette chiaramente la tendenza evolutiva degli uccelli che si trovano a vivere su isole oceaniche con pochi predatori e abbondanza di cibo: corporatura generalmente robusta, con accrescimento dell'efficienza termodinamica a scapito delle abilità di volo, muscoli delle ali ridotti e diminuzione delle dimensioni della carena dello sterno. Come molti altri uccelli della Nuova Zelanda, il cacapò, in passato, era ben noto ai Māori, gli abitanti indigeni della Nuova Zelanda, ed era uno dei protagonisti di molte loro leggende e del folclore tradizionale; ciononostante, i Māori davano a questo uccello una caccia intensa, sia per la sua carne, che veniva mangiata, che per le sue piume, che venivano impiegate per fabbricare capi di vestiario di gran pregio. Talvolta tenevano anche in cattività questi pappagalli come animali domestici.

Il cacapò è una specie gravemente minacciata di estinzione: nel dicembre 2017, secondo quanto riportato dagli esperti dell'apposito programma di recupero, il Kakapo Recovery Programme, vi erano in tutto 154 esemplari adulti, alla maggior parte dei quali sono stati dati nomi propri. In seguito alla colonizzazione da parte dei polinesiani, prima, e degli europei, dopo, e all'introduzione di predatori quali gatti, ratti, furetti ed ermellini, il cacapò si è ritrovato sulla soglia dell'estinzione. I primi programmi di conservazione ebbero inizio negli anni '90 del XIX secolo, ma i primi successi si riscontrarono solamente con la messa in atto del Kakapo Recovery Programme negli anni '80. Attualmente, tutti i cacapò rimasti si trovano su tre isole libere dai predatori, Codfish (Whenua Hou), Anchor e Little Barrier, dove vengono continuamente monitorati. Due grandi isole del Fiordland, Resolution e Secretary, sono state oggetto di programmi di ripristino ecologico su vasta scala al fine di creare ecosistemi autosufficienti con habitat adeguati per il cacapò.

Mostra meno

Aspetto

Il cacapò è un grosso pappagallo dalla costituzione robusta: gli adulti possono misurare tra i 58 e i 64 cm di lunghezza per un peso che può variare tra i 950 g e i 4 kg. I maschi sono più grandi delle femmine. Ventotto maschi esaminati nel corso di uno studio pesavano in media 2 kg, mentre i trentanove presi in esame nel corso di un'altra ricerca pesavano in media 2,06 kg. Le femmine esaminate durante gli stessi studi, ventotto e diciotto, pesavano in media, rispettivamente, 1,5 e 1,28 kg. Il cacapò è il pappagallo più pesante del mondo, e il suo peso supera in media di circa 400 g quello del più grande tra i pappagalli capaci di volare, l'ara giacinto. Non può volare, in quanto ha ali relativamente corte per un uccello di tali dimensioni ed è privo della carena sullo sterno alla quale aderiscono i muscoli delle ali negli altri uccelli. Esso usa le sue ali per tenersi in equilibrio e attutire la caduta quando salta giù dagli alberi. A differenza di molti altri uccelli terricoli, è in grado di accumulare grandi quantità di grasso corporeo.

Mostra di più

Le piume che ricoprono le regioni superiori del cacapò sono di colore verde muschio-giallastro, barrate o chiazzate di nero o grigio-brunastro scuro, e consentono all'animale di fondersi perfettamente tra la vegetazione nativa. I vari individui possono presentare vari gradi di screziature, tonalità e intensità di colore - gli esemplari museali indicano che alcuni uccelli erano di colore completamente giallo. Petto e fianchi sono di colore verde-giallastro striato di giallo. Il ventre, il sottocoda, il collo e la faccia sono prevalentemente giallastri, striati di verde chiaro e debolmente chiazzati di grigio-brunastro. Dal momento che le piume non hanno bisogno della forza e della rigidità richieste per il volo, sono eccezionalmente morbide, così come indica l'epiteto specifico habroptila. Il cacapò possiede un evidente disco facciale di sottili piume che ricorda il volto di un gufo: di conseguenza, presso i primi coloni europei divenne noto come owl parrot, «pappagallo gufo». Il becco è circondato da delicate vibrisse, o «baffi», che l'uccello utilizza per orientarsi, captando i segnali del terreno mentre cammina con la testa abbassata. Il becco è per lo più color avorio, con alcune parti del ramo superiore grigio-bluastre. Gli occhi sono marrone scuro. I piedi sono grandi, ricoperti di squame e, come quelli di tutti i pappagalli, zigodattili (cioè con due dita rivolte in avanti e due all'indietro). Gli artigli prominenti sono di particolare aiuto nell'arrampicata. Le estremità delle penne della coda spesso sono del tutto usurate per il fatto di essere continuamente trascinate per terra.

Le femmine si distinguono facilmente dai maschi, in quanto hanno testa più stretta e meno bombata, becco più stretto e proporzionalmente più lungo, cera e narici più piccole, zampe e piedi più sottili e di colore grigio-rosato, e coda proporzionalmente più lunga. Anche se il colore del piumaggio non si discosta molto da quello dei maschi, varia leggermente la sua tonalità, con una minore quantità di giallo e di chiazze. Rispetto ai maschi, tendono ad opporre maggiore resistenza e ad essere più aggressive quando vengono maneggiate. Le femmine che stanno nidificando, inoltre, presentano una placca incubatrice sulla pelle nuda del ventre.

Alla nascita i piccoli di cacapò, nidicoli, sono ricoperti di piumino bianco-grigiastro, attraverso il quale si può facilmente vedere la loro pelle rosa. Diventano completamente ricoperti di piume verso i 70 giorni di età, quando lasciano il nido. I giovani tendono ad avere la colorazione di un verde più opaco, con macchie di un nero più uniforme e meno giallo sulle piume. Sono inoltre distinguibili grazie alla coda, alle ali e al becco più corti. A questo stadio dello sviluppo, presentano un anello di brevi piume intorno agli occhi simili a delle ciglia.

Come molti altri pappagalli, i cacapò emettono un'intera varietà di richiami. Oltre ai rimbombi e ai richiami squillanti dei loro rituali di corteggiamento (vedi il capitolo «Riproduzione»), lanciano spesso dei rumorosi skraark per annunciare la loro posizione ad altri uccelli.

Il cacapò ha un olfatto ben sviluppato, di grande aiuto per le sue abitudini di vita notturne. È in grado di distinguere i vari odori mentre si aggira in cerca di cibo, un comportamento registrato solo in un'altra specie di pappagallo. Il grande rapporto bulbo olfattivo/cervello (vale a dire il rapporto tra il diametro massimo del bulbo olfattivo e quello del cervello) indica che, in effetti, ha un senso dell'olfatto più sviluppato rispetto ad altri pappagalli. Una delle caratteristiche più sorprendenti del cacapò è il suo particolare odore di muffa. Dato il suo senso dell'olfatto ben sviluppato, questo odore potrebbe essere un feromone. Purtroppo, come è facile immaginare, l'odore spesso avverte i predatori della presenza di questo animale.

Trattandosi di una specie notturna, il cacapò ha adattato i suoi sensi per vivere nell'oscurità. Varie strutture encefaliche correlate con il senso della vista, come il tetto ottico, il nucleo rotondo e l'entopallio, sono più piccole in relazione alle dimensioni complessive del cervello rispetto a quelle dei pappagalli diurni. La sua retina presenta alcune peculiarità proprie di altri uccelli notturni, ma anche alcune qualità tipiche degli uccelli diurni, e si presta a funzionare al meglio in condizioni di luce crepuscolare. Tali adattamenti consentono al cacapò di avere una maggiore sensibilità alla luce con una scarsa acuità visiva.

Lo scheletro del cacapò differisce da quello degli altri pappagalli per alcune caratteristiche legate alla sua incapacità di volare. In primo luogo, in rapporto alle dimensioni del corpo ha le ali più corte di qualsiasi altro pappagallo. Le penne delle ali sono più corte, più arrotondate e meno asimmetriche, e hanno meno barbule distali per serrarsi tra di loro. Lo sterno è piccolo e presenta una carena bassa e vestigiale e una spina esterna accorciata. Come in altri uccelli incapaci di volare e in alcuni pappagalli che ne sono capaci, la forcula non è fusa, ma consiste di un paio di clavicole che si trovano in contatto con ciascun coracoide. Come in altri uccelli incapaci di volare, l'angolo tra il coracoide e lo sterno è allargato. La pelvi è più grande di quella di altri pappagalli. Le ossa prossimali delle zampe e delle ali sono sproporzionatamente lunghe e gli elementi distali sono sproporzionatamente brevi.

Anche la muscolatura pettorale ha subito modificazioni in seguito alla perdita della capacità di volare. I muscoli pettorale e sopracoracoideo sono notevolmente ridotti. Il muscolo propatagialis tendo longus non ha una distinta parte prossimale. Lo sternocoracoideo è tendineo. Il muscolo cucularis capitis clavicularis, associato alle grandi dimensioni del gozzo, al contrario, è piuttosto ben sviluppato.

Mostra meno

video

Distribuzione

Geografia

Regni biogeografici
Strigops habroptila mappa dell'habitat

Zone climatiche

Strigops habroptila mappa dell'habitat
Strigops habroptila
Attribution-ShareAlike License

Abitudini e stile di vita

Sembra che il cacapò - come molte delle specie di uccelli della Nuova Zelanda - si sia evoluto per occupare una nicchia ecologica normalmente riempita da varie specie di mammiferi (gli unici mammiferi non marini originari della Nuova Zelanda sono tre specie di microchirotteri). Prima dell'arrivo dell'uomo, era presente in tutte le tre isole principali della Nuova Zelanda, occupando una grande varietà di habitat, comprese le distese di tussock, le boscaglie e le aree costiere. Popolava anche le foreste dominate da podocarpi (rimu, matai, kahikatea, totara), faggi australi, tawa e rata. Nel Fiordland, le aree soggette a valanghe e i pendii ricoperti da detriti con vegetazione in ricrescita - con specie quali il puahou (Pseudopanax arboreus), il makomako (Aristotelia serrata), il tātarāmoa (Rubus sp.), il tutu (Coriaria sp.), il koromiko (Hebe sp.) e il tataraheke (Coprosma sp.) - sono noti tuttora come «giardini del kakapo».

Mostra di più

Il cacapò è considerato un «generalista» per quanto riguarda la scelta dell'habitat. Sebbene oggi viva solamente su isole libere dai predatori, una volta era in grado di prosperare con quasi ogni genere di clima presente sulle isole della Nuova Zelanda. Riusciva a sopravvivere sia alle estati calde e aride dell'Isola del Nord che alle fredde temperature invernali delle aree subalpine del Fiordland e lo si incontrava prevalentemente nelle aree adiacenti alle fitte foreste pluviali temperate, anche se non era una specie esclusiva di quell'habitat. Tutti gli esemplari che sono stati trasferiti su isole prive di predatori nel corso degli ultimi decenni si sono adattati bene a qualsiasi cambiamento riguardante l'ambiente e le piante alimentari.

Il cacapò conduce un'esistenza prevalentemente notturna: trascorre il giorno riparato sotto gli alberi o sul terreno e trascorre la notte spostandosi attraverso il proprio territorio.

Sebbene il cacapò non possa volare, è un eccellente scalatore che si arrampica fin sulle chiome degli alberi più alti. È anche in grado di «paracadutarsi» - saltando dal ramo di un albero con le ali distese. In questo modo può spostarsi di pochi metri coprendo un angolo inferiore a 45 gradi. Con solo il 3,3% della sua massa costituita da muscoli pettorali, non sorprende che non possa usare le ali per sollevare il corpo pesante da terra. Dal momento che è incapace di volare, ha esigenze metaboliche più limitate di quelle degli uccelli volatori. È in grado di sopravvivere facilmente con quantità di cibo molto scarse o di qualità scadente. A differenza della maggior parte delle altre specie di uccelli, il cacapò è interamente erbivoro e si nutre di frutti, semi, foglie, steli e rizomi. Il rapporto tra i sessi di una covata dipende dalla dieta della madre. Una dieta maggiormente ricca di proteine tende a portare ad una percentuale più elevata di maschi tra la prole. Quando va in cerca di cibo, il cacapò tende a lasciare dietro di sé strisce di fibra a forma di mezzaluna nella vegetazione, note come «segni di brucatura».

Avendo perso la capacità di volare, il cacapò ha sviluppato zampe molto robuste. Per spostarsi, spesso adotta una rapida andatura «trotterellante», grazie alla quale può coprire anche distanze di diversi chilometri. Durante il periodo di nidificazione, una femmina è stata vista fare due viaggi di andata e ritorno ogni notte tra il nido e il sito di foraggiamento, ad un chilometro di distanza, mentre i maschi possono camminare dal proprio territorio fino ad arene nuziali distanti anche 5 km durante la stagione degli accoppiamenti (ottobre-gennaio).

I giovani esemplari spesso ingaggiano combattimenti per gioco, cercando di bloccare il collo dell'avversario sotto il mento. Il cacapò è curioso per natura e sono ben note le sue interazioni con l'uomo. I biologi conservazionisti e i loro aiutanti volontari hanno avuto modo di conoscere da vicino vari esemplari, ognuno dei quali dotato di una distinta personalità. Sebbene siano curiosi nei riguardi degli esseri umani, i cacapò sono estremamente asociali l'uno con l'altro. Se due individui si incontrano lungo lo stesso sentiero mentre vanno in cerca di cibo, ne conseguirà inevitabilmente una lotta. Anche durante l'accoppiamento, il maschio si mostra accondiscendente nei confronti della femmina solamente per il fatto di non morderla a morte durante la loro interazione. Dopo l'accoppiamento, i due partner si separano ed ognuno continuerà per la propria strada.

Il cacapò era una delle specie più diffuse della Nuova Zelanda pre-umana, e uno dei motivi del suo successo era l'insieme di adattamenti messi in atto per evitare efficacemente la predazione da parte degli uccelli rapaci, suoi unici predatori in passato. Tuttavia, questi stessi comportamenti non sono stati di alcuna utilità di fronte ai mammiferi predatori introdotti in Nuova Zelanda dopo l'arrivo dell'uomo, in quanto essi cacciavano con tecniche diverse. Gli uccelli predatori si comportano in maniera molto differente dai loro omologhi mammiferi, facendo affidamento sulla vista acuta per trovare la preda, e quindi cacciano generalmente di giorno (ad eccezione dei gufi). Oltre ai due rapaci presenti ancora oggi su queste isole, il falco della Nuova Zelanda e l'albanella australasiatica, prima dell'arrivo dell'uomo vivevano in Nuova Zelanda anche altri due uccelli da preda: l'aquila di Haast e l'albanella di Eyles. Tutte e quattro le specie sorvolavano l'isola in cerca di prede durante le ore del giorno, e per evitare questi predatori gli antenati del cacapò adottarono un piumaggio mimetico e divennero notturni. Inoltre, quando un cacapò si sente minacciato si immobilizza, in modo da mimetizzarsi con più efficacia tra la vegetazione forestale a cui il suo piumaggio somiglia nella colorazione. Tuttavia la specie non era così al sicuro durante le ore notturne, quando era attivo il gufo sghignazzante: i depositi rinvenuti in prossimità dei nidi di quest'ultimo animale sulle falesie calcaree di Canterbury indicano che il cacapò faceva parte del suo menu.

I mammiferi predatori, al contrario dei rapaci, fanno affidamento sui sensi dell'olfatto e dell'udito per localizzare la preda e spesso vanno a caccia di notte. Gli adattamenti del cacapò per evitare gli attacchi da parte dei rapaci si sono quindi dimostrati del tutto inutili contro questi nuovi nemici - motivo per cui il numero di esemplari è crollato in seguito all'introduzione di cani, gatti e mustelidi. Come sapevano bene gli europei che davano la caccia a questo animale, il modo migliore per localizzare un cacapò era fare affidamento su un cane addestrato.

Mostra meno
Comportamento stagionale

Dieta e nutrizione

Il becco del cacapò è perfetto per macinare finemente il cibo. Per questo motivo il cacapò ha un ventriglio molto piccolo rispetto ad altri uccelli della stessa taglia. La sua dieta è generalmente vegetariana, in quanto si nutre di piante autoctone, semi, frutti, polline e perfino dell'alburno di alcuni alberi. Uno studio del 1984 ha identificato almeno 25 specie nel suo menu. Ama in particolar modo i frutti dell'albero di rimu e durante le stagioni in cui sono abbondanti si nutre quasi esclusivamente di questi. Il cacapò ha la caratteristica abitudine di afferrare una foglia o una fronda con un piede e spogliare le parti nutrienti della pianta con il becco, lasciando una palla di fibra indigeribile. Questi piccoli pezzi di fibre vegetali sono un segno distintivo della presenza dell'uccello. Si ritiene che il cacapò sfrutti l'azione di batteri presenti nel primo tratto del tubo digerente per fermentare e digerire meglio le sostanze di origine vegetale.

Mostra di più

Il menù del cacapò cambia in base alla stagione. Tra le specie mangiate più di frequente durante l'intero corso dell'anno figurano Lycopodium ramulosum, Lycopodium fastigium, Schizaea fistulosa, Blechnum minus, Blechnum procerum, Cyathodes juniperina, Dracophyllum longifolium, Olearia colensoi e Thelymitra venosa. Piante diverse appartenenti alla stessa specie vengono spesso trattate in maniera diversa. Il cacapò lascia dietro di sé prove evidenti della sua attività di ricerca del cibo su un'area di foreggiamento che, a seconda degli individui, può variare da 10 m per 10 a 50 m per 100. I terreni di foraggiamento del cacapò ospitano quasi sempre cespugli di manuka e di Lepidothamnus intermedius.

Mostra meno

Abitudini di accoppiamento

COMPORTAMENTO DI ACCOPPIAMENTO

Il cacapò è l'unico pappagallo al mondo incapace di volare ed è l'unico uccello che non ne è capace ad avere adottato un sistema riproduttivo basato sui lek, o arene nuziali. I maschi si riuniscono liberamente in un'arena nuziale e competono tra loro per attrarre le femmine. Queste ascoltano le esibizioni dei maschi nel lek e scelgono il proprio partner in base alla qualità della sua parata; i maschi non cercano mai di inseguirle o di prenderle con la forza. Tra i due partner non si forma nessun tipo di legame coniugale: i due si incontrano solo per accoppiarsi.

Mostra di più

Durante la stagione del corteggiamento, i maschi lasciano i propri territori dirigendosi verso la sommità delle colline o lungo i crinali, dove stabiliscono le loro arene nuziali. I lek possono distare fino a 7 km dal territorio di un maschio, e all'interno di un'arena i maschi occupano corti che distano in media 50 m l'una dall'altra. Essi rimangono in prossimità del lek per tutta la stagione di corteggiamento. Quando ha inizio la stagione riproduttiva, i maschi combattono per cercare di assicurarsi le corti migliori. Si fronteggiano tra loro con le piume sollevate, le ali spiegate, i becchi aperti e gli artigli alzati, lanciando strilli acuti e ringhiando. Nel corso di tali combattimenti gli uccelli possono ferirsi gravemente o addirittura venire uccisi. L'accoppiamento ha luogo solamente ogni cinque anni circa, quando maturano i frutti dell'albero di rimu. Durante questi anni, i maschi possono emettere i loro richiami «rimbombanti» anche per 6-8 ore ogni notte per oltre quattro mesi.

Ogni corte è costituita da una o più depressioni a forma di disco, note in gergo come bowls, «scodelle», scavate nel terreno da ogni maschio, profonde fino a 10 cm e lunghe abbastanza da accogliere all'interno un uccello di mezzo metro. Il cacapò è uno dei pochi uccelli al mondo che si costruisce le proprie arene nuziali. Le depressioni vengono spesso create accanto a pareti rocciose, terrapieni o tronchi d'albero, in modo da consentire una migliore riflessione del suono - le cavità stesse fungono da amplificatori, aumentando il grado di proiezione dei richiami di corteggiamento dei maschi. Le depressioni di ciascun maschio sono collegate da una rete di sentieri o percorsi che può estendersi anche per 50 m lungo un crinale o per 20 m di diametro attorno alla sommità di una collina. I maschi puliscono meticolosamente le loro depressioni e i sentieri che le collegano dai detriti che vi si accumulano. Sfruttando questa abitudine, i ricercatori possono controllare se le depressioni verranno visitate la notte seguente dopo aver messo dei ramoscelli al loro interno: se il maschio si farà vivo, li raccoglierà sicuramente con il becco e li porterà via.

Per attirare le femmine, il maschio emette richiami rimbombanti a bassa frequenza (sotto i 100 Hz) gonfiando una sacca del torace mentre sta accucciato in una delle sue depressioni. Inizia con bassi grugniti, che aumentano di volume man mano che la sacca si gonfia. Dopo una sequenza di circa 20 rimbombi (o boom) rumorosi, il maschio emette un suono metallico ad alta frequenza, detto ching. A questo punto, si alza in piedi e si riposa un po' prima di abbassare nuovamente la testa, gonfiare il petto e iniziare un'altra sequenza di boom. In una notte serena, i boom possono essere uditi anche ad un chilometro di distanza, ma quando c'è vento il suono può essere trasportato anche a 5 km di distanza. In media i maschi emettono i loro boom per otto ore a notte: in questo periodo di tempo, ogni maschio può produrne migliaia. La stessa scena può ripetersi ogni notte per tre o quattro mesi, durante i quali il maschio può perdere metà del suo peso corporeo. Ogni maschio si sposta da una all'altra delle sue depressioni in modo che i rimbombi possano essere lanciati in direzioni diverse. Sfortunatamente per il cacapò, i boom, oltre alle femmine, attirano anche i predatori, a causa del lungo raggio in cui possono essere uditi.

Le femmine sono attratte dai boom dei maschi in competizione e anch'esse possono spostarsi per vari chilometri dai loro territori fino all'arena nuziale. Non appena una femmina penetra all'interno della corte di uno dei maschi, quest'ultimo si lancia in un'esibizione nella quale dondola da un lato all'altro mentre emette dei forti click con il becco. Rivolge le spalle alla femmina, apre le ali mettendole in mostra e cammina all'indietro verso di lei. Quindi cercherà di accoppiarsi con lei per un periodo che varia dai 2 ai 14 minuti. Dopo che i due uccelli si sono accoppiati, la femmina ritorna nel suo territorio per deporre le uova e allevare i pulcini, mentre il maschio continua a lanciare i suoi boom nella speranza di attrarre un'altra femmina.

La femmina di cacapò depone 1 o 2 uova (raramente 3) per ciclo riproduttivo, con un lungo intervallo tra la deposizione del primo e del secondo uovo. Nidifica sul terreno, al riparo tra la vegetazione, o in cavità quali il tronco di un albero cavo. Essa si dedica fedelmente alla cova delle proprie uova, ma è costretta ad abbandonarle ogni notte per andare in cerca di cibo. In questo modo, le uova rischiano di essere divorate dai predatori, oppure gli embrioni al loro interno possono morire di freddo, in assenza del calore della madre. Dopo 30 giorni circa, le uova si schiudono e vengono alla luce dei pulcini ricoperti di morbido piumino grigio, quasi del tutto inetti. Dopo la schiusa, la femmina alimenta i pulcini per tre mesi, e questi ultimi rimangono con la madre anche alcuni mesi dopo che hanno messo le piume. I giovani pulcini sono vulnerabili ai predatori quasi quanto le uova e cadono vittima di molti degli stessi predatori che attaccano gli adulti. I giovani lasciano il nido a circa 10-12 settimane di età. Anche se diventano sempre più indipendenti, le madri possono continuare a nutrirli sporadicamente fino a quando hanno 6 mesi.

Dal momento che il cacapò è un animale molto longevo, con un'aspettativa di vita media di 58 anni e una massima di 90 anni, i giovani trascorrono un periodo di adolescenza prima di iniziare a riprodursi. I maschi iniziano ad emettere i loro richiami rimbombanti a circa 5 anni di età. Si pensava che le femmine raggiungessero la maturità sessuale a 9 anni, ma questa idea fu smentita nella stagione riproduttiva del 2008, quando due femmine di 6 anni di nome Apirama e Rakiura deposero uova. Generalmente le femmine non cercano un partner fino a quando non hanno tra 9 e 11 anni. Il cacapò non si riproduce tutti gli anni e ha uno dei tassi di riproduzione più bassi tra gli uccelli. La riproduzione ha luogo solamente nelle annate in cui gli alberi producono frutti in gran numero. Il rimu produce un gran numero di frutti solo ogni tre-cinque anni: di conseguenza, nelle foreste dove questo albero è la specie prevalente, quali quelle di Codfish Island, la riproduzione del cacapò ha luogo solo di rado.

Un'altra particolarità del sistema riproduttivo del cacapò è che la femmina può alterare il rapporto tra i sessi della propria prole a seconda delle sue condizioni fisiche. Una femmina che mangia cibi ricchi di proteine produrrà infatti un maggior numero di maschi (i maschi pesano circa il 30-40% in più delle femmine). Grazie a questa capacità, le femmine possono «decidere» di dare alla luce delle femmine quando la competizione per le risorse (come il cibo) è maggiore o dei maschi quando c'è abbondanza di cibo. Una femmina sarà probabilmente in grado di produrre uova anche quando ci sono poche risorse, mentre un maschio sarà più capace di perpetuare la specie quando ce ne sono molte, accoppiandosi con diverse femmine. Questo supporterebbe la teoria della ripartizione dei sessi di Trivers e Willard. La relazione tra il rapporto tra i sessi di una covata e la dieta materna ha delle implicazioni dal punto di vista della conservazione, in quanto una popolazione in cattività mantenuta con una dieta di miglior qualità produrrà meno femmine e quindi meno individui preziosi per il recupero della specie.

Mostra meno

Popolazione

Minacce demografiche

La causa principale del declino del cacapò è stata l'arrivo dell'uomo. Il folclore maori suggerisce che questo animale fosse presente in tutto il paese quando 700 anni fa i polinesiani giunsero per la prima volta sull'isola che chiamarono Aotearoa. I resti subfossili e quelli ritrovati all'interno dei mound indicano che l'uccello era presente in tutta l'Isola del Nord, l'Isola del Sud e l'isola di Stewart/Rakiura prima che i Māori giungessero su queste isole e anche durante i primi periodi della loro colonizzazione. I Māori cacciavano il cacapò, oltre che per la carne, anche per la sua pelle e per le piume, con cui venivano confezionati dei mantelli. Le teste essiccate venivano usate come ornamenti per le orecchie. A causa della sua incapacità di volare, del suo odore pungente e dell'abitudine di rimanere immobile quando si sente minacciato, il cacapò era una facile preda per i Māori e per i loro cani. Le uova e i pulcini venivano razziati anche dal ratto polinesiano o kiore, che i Māori portarono in Nuova Zelanda. Inoltre, la deliberata rimozione della vegetazione da parte dei Māori portò alla riduzione dell'areale della specie. Anche se al momento dell'arrivo degli europei il cacapò era già scomparso da molte zone di queste isole, come la regione dei monti Tararua e Aorangi, esso era ancora presente nella parte centrale dell'Isola del Nord e nelle aree boschive dell'Isola del Sud.

Mostra di più

A partire dagli anni '40 del XIX secolo, i coloni europei liberarono vaste aree di terra per l'agricoltura e il pascolo, riducendo ulteriormente l'habitat del cacapò. Essi inoltre portarono con sé molti cani e altri mammiferi predatori, compresi gatti domestici, ratti neri ed ermellini. Gli europei conoscevano poco il cacapò fino a quando George Gray del British Museum non descrisse la specie a partire da una spoglia inviata in Inghilterra nel 1845. Così come i Māori prima di loro, anche i primi esploratori europei e i loro cani mangiavano i cacapò. Alla fine del XIX secolo, il cacapò era ormai divenuto ben noto come curiosità scientifica e migliaia di esemplari furono catturati o uccisi per rifornire zoo, musei e collezionisti. La maggior parte degli esemplari catturati moriva nel giro di pochi mesi. Almeno a partire dagli anni '70 del XIX secolo, i collezionisti sapevano che la popolazione del cacapò stava diminuendo, ma la loro principale preoccupazione era di raccoglierne il maggior numero possibile prima che l'uccello si estinguesse.

Negli anni '80 del XIX secolo, in Nuova Zelanda furono rilasciati un gran numero di mustelidi (ermellini, furetti e donnole) con lo scopo di ridurre il numero dei conigli, ma questi iniziarono a predare soprattutto molte specie native, compreso il cacapò. Altri animali brucatori, come i cervi, anch'essi introdotti, entrarono in competizione con il cacapò per il cibo e causarono l'estinzione di alcune delle sue specie vegetali preferite. Si dice che il cacapò fosse ancora presente vicino alle sorgenti del fiume Whanganui nel 1894, e uno degli ultimi esemplari diffusi sull'Isola del Nord fu un individuo catturato sui monti Kaimanawa da Te Kepa Puawheawhe nel 1895.

Mostra meno

Coloring Pages

Riferimenti

1. Strigops habroptila articolo su Wikipedia - https://it.wikipedia.org/wiki/Strigops_habroptila
2. Strigops habroptila sul sito della Lista Rossa IUCN - https://www.iucnredlist.org/species/22685245/129751169

Animali più affascinanti da conoscere