L'argali (Ovis ammon Linnaeus, 1758), noto anche come pecora selvatica asiatica, è la più grande tra le cinque specie di pecore selvatiche. Vive su gran parte delle catene montuose dell'Asia centrale.
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inizia conI maschi delle sottospecie settentrionali possono raggiungere 135 cm di altezza al garrese e pesare fino a 216 kg, ma gli esemplari diffusi nelle regioni sud-occidentali dell'areale sono generalmente di dimensioni inferiori.
Il colore del mantello è variabile. In inverno, esso è marrone scuro, sebbene possa essere di qualunque tonalità compresa tra il marrone e il beige, ma in estate assume toni più virati al rosso. Sempre nei mesi estivi, è appena visibile una striscia nera che corre dal collo fino a metà del dorso. Il ventre è bianco-giallastro o grigiastro. Tra il ventre bianco e i fianchi di colore scuro, sono presenti due strisce nere o marroni, una per lato, che però non sempre sono visibili e che a volte sono incomplete. Le natiche e la coda sono di colore bianco. Due sottospecie (O. a. ammon e O. a. darwini) presentano disegni bianchi sul posteriore. Il collo e la punta del muso possono essere biancastri. La parte esterna delle zampe è di colore marrone, così come i fianchi e il dorso, ma a volte è un po' più scura, mentre quella interna è biancastra. Generalmente le femmine presentano la stessa colorazione dei maschi, ma di norma sono un po' più chiare.
L'argali presenta corna più lunghe e più pesanti di qualsiasi altra specie di pecora selvatica. Dalla superficie scanalata, sono di colore giallo-marrone. Quelle di O. a. polii possono misurare 164 cm di lunghezza, mentre nelle altre sottospecie le dimensioni massime si aggirano sui 110–120 cm. A partire dalla base, dove hanno una circonferenza di circa 40 cm, esse si svolgono a spirale fino a compiere due giri completi, per poi aprirsi verso l'esterno. La loro lunghezza media, in O. a. polii, è di 130 cm, ma negli altri argali è di circa 75 cm. Insieme al cranio, possono pesare fino a 22 kg. A causa dei frequenti combattimenti, tuttavia, non è raro trovare esemplari con le punte danneggiate o rotte. Le corna sono presenti anche nelle femmine, ma sono molto più brevi di quelle dei maschi (misurano infatti 30–45 cm di lunghezza); inoltre, sono molto più sottili e più a forma di sciabola.
Gli argali si muovono rapidamente anche sui terreni più impervi e possono correre fino a velocità di 50 (i maschi) o 60 km/h (le femmine).
L'areale dell'argali si estende su varie catene montuose dell'Asia centrale, dai monti Altai, tra Siberia meridionale e Mongolia, fino a Nepal e Pamir, attraverso Tibet e Tien Shan.
Reperti fossili risalenti al Pleistocene indicano che in passato l'argali era diffuso anche nella regione del Caucaso,in Iran e in Europa.In Italia se ne hanno vari ritrovamenti di fossili in particolare in Lazio e in Puglia.
L'argali vive ad altudini comprese tra i 300 e i 5750 m. Predilige i pendii meno scoscesi, e solo le femmine e i piccoli cercano protezione dai predatori spingendosi su pendii ripidi. I maschi tollerano il freddo meglio delle femmine, che durante i primi mesi dell'anno si fa particolarmente sentire a grandi altezze. Di solito gli argali evitano le regioni boschive. Tuttavia, nelle regioni dove sono stati allontanati dalla competizione con il bestiame e dalla pressione venatoria, come in alcune zone del Kazakistan, si sono ritirati in habitat forestali a essi estranei.
Poco prima della stagione degli amori i maschi esaminano con attenzione le greggi femminili; poi, uno o più montoni (fino a un massimo di sei) penetrano all'interno della mandria. La stagione della riproduzione si situa in inverno, ma il periodo preciso varia da una regione all'altra dell'areale: in Mongolia va da settembre a ottobre, sugli Altai da novembre a dicembre e nel Tibet da dicembre a gennaio.
Durante la prima settimana della stagione degli amori i maschi sono impegnati a combattere tra loro per stabilire le gerarchie. Nel corso di queste lotte si colpiscono violentemente con le corna, producendo un caratteristico rumore udibile anche a 400–800 m di distanza. Spesso, al termine delle lotte, i maschi presentano le corna danneggiate e i musi feriti. Dopo la fine dei combattimenti i maschi tendono a tollerare la presenza dei membri dello stesso sesso, seppur a una certa distanza. I montoni iniziano allora ad annusare i genitali delle femmine per verificarne la recettività, poi procedono all'accoppiamento. Dopo il calore i maschi trascorrono ancora uno o due mesi in compagnia delle femmine, prima di andarsene per la propria strada.
Il periodo di gestazione è di 160-165 giorni. Nelle zone a clima mite i piccoli nascono tra marzo e aprile, ma nelle regioni di alta montagna i parti non avvengono prima di maggio-giugno. Di solito nasce un unico piccolo, ma talvolta si hanno anche parti gemellari; questi ultimi costituiscono una rara eccezione tra gli argali degli Altai e del Pamir, ma sono piuttosto frequenti tra quelli del Tien Shan, dove il 33% dei parti è gemellare; una volta, in questa sottospecie, si è registrato addirittura un parto trigemino. Generalmente i parti gemellari avvengono nelle regioni più inospitali; a quote inferiori sono più rari.
I piccoli presentano un mantello di colore giallo-grigio, con la testa marrone scuro. Alla nascita pesano circa 3 kg. All'età di 15-20 giorni inizia già a svilupparsi una delle due corna. Nello stesso periodo iniziano a formarsi anche i denti decidui, che verranno sostituiti da quelli permanenti solo all'età di due anni. Durante il periodo nel quale allattano, le femmine con i piccoli si separano dal branco per dirigersi verso terreni più accidentati. All'età di uno o due mesi i piccoli sono in grado di pascolare per conto loro e non vengono più allattati.
In natura gli argali possono vivere fino a 13 anni, ma la durata media della loro vita è di soli 4-5 anni.
Il principale predatore degli argali è il lupo. A seconda della regione, dal 3 al 73% di tutti i decessi tra queste pecore selvatiche sono attribuiti a catture da parte di questo predatore sociale. Gli argali vengono inoltre predati da leopardi delle nevi, ghiottoni, linci e orsi bruni. I piccoli sono a rischio predazione da un maggior numero di specie rispetto agli adulti, tra cui la volpe rossa e l'aquila reale, per tale motivo le femmine difendono attivamente la propria prole.Causa di elevata mortalità per questa specie sono i rigidi inverni, che in annate particolarmente fredde e nevose possono abbattere intere popolazioni, com'è avvenuto nel 1996 in Tibet, dove nel corso dell'inverno è morta circa la metà degli esemplari presenti nel Paese.