Ghepardo
Regno
Phylum
Subphylum
Classe
Ordine
Sottordine
Famiglia
Genere
SPECIE
Acinonyx jubatus
Dimensione della popolazione
6,674
Durata
10-20 years
Massima velocità
112
69
km/hmph
km/h mph 
Peso
21-72
46.2-158.4
kglbs
kg lbs 
Altezza
70-90
27.6-35.4
cminch
cm inch 
Lunghezza
112-150
44.1-59.1
cminch
cm inch 

Il ghepardo (Acinonyx jubatus (Schreber, 1775)) è un mammifero carnivoro appartenente alla famiglia dei felidi. È l'unica specie vivente del genere Acinonyx.

Aspetto

Un ghepardo misura in media 120–150 cm di lunghezza, cui si sommano 70–80 cm di coda. Sommandole, la lunghezza totale di un ghepardo può arrivare fino ai 2, 5 m. L'altezza al garrese è di 70–90 cm.

Mostra di più

Nonostante la grossa taglia, il peso di questi animali è contenuto, superando molto di rado i 60 kg.

I maschi, a parità d'età, tendono a raggiungere dimensioni leggermente maggiori rispetto alle femmine.

Il cranio è piccolo per non appesantire il corpo, al quale è collegato da un collo abbastanza lungo: esso presenta un caratteristico profilo arcuato e sviluppato al di sopra degli occhi, con mandibola corta, denti piccoli (in rapporto alle altre specie feline) e muscolatura masticatoria debole. Si pensa che lo scarso sviluppo della dentatura sia dovuto all'impossibilità per l'animale di sviluppare radici profonde per i denti, in quanto la maggior parte dello spazio a disposizione nel cranio è occupato dalle vie aeree nasali, necessarie per una respirazione ottimale e nelle quali sporgono le radici dei canini. Gli occhi sono posti in posizione frontale e presentano pupilla circolare (particolare questo osservabile anche in altre specie, come ad esempio il Puma); le orecchie, poste lateralmente al cranio e piuttosto in alto rispetto alla testa, sono arrotondate.

Il corpo del ghepardo presenta conformazione leggera e slanciata: le zampe sono lunghe e sottili, per ottenere una falcata molto ampia. Ciascuna zampa termina con quattro dita, ciascuna delle quali presenta un artiglio solo parzialmente retrattile, in quanto è assente la guaina protettiva di pelle e pelo tipica degli altri felidi: questo adattamento conferisce una presa più salda del terreno durante la corsa, come osservabile anche nei canidi corridori. Oltre al ghepardo, gli unici altri felini a presentare artigli non completamente retrattili sono il gatto pescatore, il gatto dalla testa piatta e il gatto di Iriomiote: in queste tre specie è la necessità di utilizzare gli artigli come arpioni per le prede, piuttosto che il bisogno di velocità, ad averne determinata la permanente estroflessione. Sulle zampe anteriori, a livello del metacarpo, è presente uno sperone appuntito e solo debolmente ricurvo, residuo del pollice unghiuto ben sviluppato negli altri felini: la perdita o lo scarso sviluppo dello sperone sono caratteristici anche di altri predatori che cacciano per inseguimento, come il licaone o la iena maculata. La superficie inferiore delle zampe e i polpastrelli sono nudi, ellissoidali piuttosto che arrotondati e assai ruvidi e coriacei, per una migliore aderenza sulle superfici, assai utile durante la corsa.

La colonna vertebrale è estremamente flessibile; le vertebre toraciche presentano processi spinosi dorsali che sostengono una muscolatura possente. Il torace è molto ampio, per far spazio ai grandi polmoni. Anche il fegato, il cuore e le ghiandole surrenali sono molto sviluppati, per una risposta migliore e più veloce agli stimoli. La lunga coda funge da timone e da bilanciere durante i movimenti.

Il pelo è corto e ispido, di lunghezza uniforme, eccezion fatta per la parte superiore del collo, dove è leggermente più lungo e morbido rispetto a quanto riscontrabile sul resto del corpo. Il mantello ha una colorazione di base che va dal fulvo al grigio-biancastro, con tendenza a schiarirsi fino a divenire spesso bianco nella zona ventrale e sul muso. Le popolazioni diffuse in aree desertiche tendono ad avere colorazione del manto più chiara, per un migliore camuffaggio con l'ambiente circostante.

Su tutto il corpo è presente una maculatura uniforme: le macchie sono circolari e di colore nero, senza rosette (come osservabile in altre specie, ad esempio nel giaguaro o nell'ocelot) e del diametro di 2 cm circa. Lungo i fianchi sono inoltre presenti numerose macchie di diametro minore.

Solo le aree chiare di muso, fronte, gola e basso ventre non presentano maculatura. Anche il terzo distale della coda non è maculato, presentando invece 4-6 anelli neri prima della punta, che è di colore bianco. Questi anelli sono caratteristici di ogni individuo e ben si prestano a essere utilizzati per l'identificazione dei vari esemplari. Le orecchie sono nere sulla superficie esterna e biancastre all'interno (un tratto questo comune a buona parte dei felidi), gli occhi sono di colore arancio, le parti nude (naso, labbra, polpastrelli) sono di colore carnicino-nerastro.

Caratteristica peculiare dei ghepardi è la presenza di una banda nera che parte dal margine interno di ciascun occhio e costeggia i lati del muso fino a giungere ai lati della bocca. Tale banda, somigliante al percorso di una lacrima lungo il muso, ha la probabile funzione di assorbire i raggi solari, riducendo al minimo il riverbero negli occhi dell'animale. Ha una corporatura esile.

Mostra meno

video

Distribuzione

Geografia

I primi resti di animali simili all'attuale ghepardo risalgono al Miocene (26-7,5 milioni di anni fa) e sono stati rinvenuti in Africa: da qui, poi, questi animali hanno espanso il proprio areale verso l'Asia.

Mostra di più

Agli inizi del XIX secolo il ghepardo era diffuso in gran parte dell'Africa, in Medio Oriente, in Asia centrale e in gran parte del Subcontinente indiano. Attualmente, invece, esso sopravvive con popolazioni isolate nell'Africa subsahariana e in una piccola zona dell'Iran: si pensa che alcuni esemplari vivano ancora in India e Pakistan, ipotesi questa supportata dal ritrovamento di un esemplare senza vita nella provincia del Belucistan.

Il ghepardo è un abitatore degli spazi aperti: predilige le zone aperte e pianeggianti, con clima semidesertico e una buona copertura erbosa, possibilmente con presenza sparsa di punti sopraelevati (come rocce, tronchi o termitai) dai quali tenere d'occhio i dintorni. Lo si trova però in una varietà di habitat, come i deserti, la steppa, la boscaglia rada, fino alle zone sassose e ghiaiose ai piedi delle montagne, mentre è invece del tutto assente dalle zone umide o ricoperte da foresta fitta, in quanto l'eccessiva vegetazione ne intralcerebbe la corsa. Le femmine, tuttavia, necessitano di zone cespugliose o alberate dove potersi appartare durante il parto e l'allevamento della prole. Tali zone, qualora presenti, vengono utilizzate anche dai maschi e dalle femmine non gravide per riposarsi all'ombra, ad esempio dopo una battuta di caccia.

Similmente a quanto osservabile nel leopardo, nel quale gli esemplari melanici (le cosiddette pantere nere) sono più frequenti nelle zone di foresta pluviale, gli esemplari di ghepardo reale appaiono con maggiore frequenza nelle zone ricoperte da foresta di miombo, dove la particolare maculatura del manto aiuta questi animali a mimetizzarsi fra la fitta vegetazione.

Mostra meno
Ghepardo mappa dell'habitat
Ghepardo mappa dell'habitat
Ghepardo
Attribution-ShareAlike License

Abitudini e stile di vita

Fatto molto insolito per dei felidi e per dei carnivori in generale, i ghepardi sono animali principalmente diurni: sebbene evitino di muoversi durante le ore più calde della giornata, essi sono attivi principalmente alle prime ore del mattino o nel tardo pomeriggio, quando il sole è ancora alto nel cielo. Se al tramonto si trovano ancora in aperta savana, i ghepardi cominciano a dare segni di nervosismo, poiché aumentano le possibilità di imbattersi in iene o leoni, i quali sono attivi principalmente di notte.

Mostra di più

Durante le ore centrali della giornata, oppure nei periodi d'inattività fra una battuta di caccia e l'altra, i ghepardi cercano delle zone ombreggiate (ad esempio dei cespugli o dei termitai) dove stendersi o sedersi per riposarsi. Il loro manto mimetico conferisce loro protezione, in quanto li nasconde agli occhi dei predatori: tuttavia, essi restano comunque sempre vigili, alzando di tanto in tanto la testa per osservare i dintorni.

I ghepardi hanno una camminata e un movimento a trotto più veloci rispetto ad altri felini di taglia simile. Gli altri animali della savana in genere non appaiono intimoriti dalla loro presenza, come accade invece alla vista di altri grandi predatori di questo ambiente; anzi, spesso si mostrano piuttosto incuriositi, al punto che delle potenziali prede (come gazzelle e zebre) si avvicinano per poter meglio osservare il ghepardo durante i suoi spostamenti. Ciò può essere dovuto al fatto che i ghepardi, non essendo cacciatori d'agguato che si nascondono nella vegetazione, di solito appaiono ben visibili molto tempo prima di iniziare la caccia vera e propria, per cui le prede possono rimanere calme in loro presenza, pronte però a fuggire non appena il carnivoro inizia la sua corsa. I ghepardi, d'altro canto, si muovono sempre con una certa circospezione, pronti a cambiare direzione e dirigersi altrove qualora notino o sospettino la presenza di altri grandi predatori nelle vicinanze: non potendo infatti competere con un leone, una iena o un leopardo in termini di forza fisica, il ghepardo preferisce perciò allontanarsi alla vista di uno di questi predatori, piuttosto che rischiare di essere ferito o addirittura ucciso in uno scontro.

Sebbene il ghepardo non abbia rapporti sociali particolarmente complessi, come del resto la maggior parte dei felini, esso presenta una struttura sociale piuttosto peculiare: mentre le femmine sono perlopiù solitarie, i maschi tendono a muoversi in gruppetti di 2-3 esemplari, generalmente fratelli della stessa cucciolata allontanatisi insieme dalla madre. Può succedere che nei gruppi di maschi vengano accettati anche individui senza legami diretti di parentela, mentre è abbastanza infrequente vedere un maschio solitario: quest'ultimo caso generalmente avviene quando i territori confinanti sono abitati da sole femmine, o da altri maschi solitari. Anche per quanto riguarda le femmine vi sono delle eccezioni: ad esempio, in Namibia il 16% delle femmine vive in coppia, generalmente assieme alla propria madre. Il gruppo di ghepardi più grande mai osservato comprendeva 15 individui.

Nell'ambito di un gruppo sembra vigere una sorta di gerarchia rudimentale: ad esempio, l'atto di strofinarsi le guance a vicenda come forma di saluto viene eseguito la maggior parte delle volte dall'esemplare dominante nei confronti di quello sottomesso.

I maschi occupano dei veri e propri territori, che difendono accanitamente dai conspecifici del medesimo sesso, dando luogo a combattimenti che terminano molto spesso con il ferimento grave o addirittura la morte dei contendenti. Le femmine, invece, sebbene tendano ad evitarsi a vicenda, quando si incontrano non si aggrediscono quasi mai.

I territori dei maschi si sovrappongono parzialmente a quelli di più femmine e, a seconda della quantità di risorse a disposizione, hanno dimensioni che variano fra i 40 e i 160 km², con relazione di proporzionalità inversa fra le dimensioni e il numero di prede disponibile.

Le femmine occupano spazi non definibili come territori (in quanto non vengono difesi), ma che comunque sono più vasti rispetto a quelli dei maschi (da 34 a 1500 km², in base alla disponibilità di prede, sebbene raramente l'area occupata abbia superficie inferiore a 50 km²): per far sì che il proprio territorio si sovrapponga a quello del maggior numero possibile di femmine, ma al contempo rimanga abbastanza circoscritto da poter essere difeso con successo, i maschi tendono a cercare di stabilirsi in zone dove sono già presenti più femmine i cui areali confinano o si sovrappongono.

Generalmente, ciascun territorio viene occupato fra i 4 mesi e i due anni, dopodiché i maschi lo abbandonano, in quanto nella maggior parte dei casi essi vengono messi in fuga da gruppi di maschi più giovani o da altri individui più forti o esperti. Un ghepardo può inoltre abbandonare temporaneamente il proprio territorio per seguire una mandria di erbivori durante una migrazione, oppure per muoversi alla ricerca di cibo o acqua durante carestie o siccità.

Per delimitare il territorio, tutti i maschi dello stesso gruppo sono soliti urinare o defecare su oggetti verticali (come tronchi d'albero o termitai), spesso gli stessi che utilizzano come punti di avvistamento di prede e predatori. I ghepardi possono salire balzando su tronchi caduti o non perfettamente dritti, mentre hanno difficoltà a scalare gli alberi come fanno gli altri felini, in quanto gli artigli smussati fanno poca presa nella corteccia: essi sono inoltre dei mediocri nuotatori e scendono in acqua solo quando strettamente necessario.

Anche le femmine lasciano messaggi odorosi, specialmente durante il periodo di estro. I ghepardi passano molto tempo ad annusare tali messaggi, il che indica una loro grande importanza nella comunicazione a distanza fra i vari individui.

Questi animali sono inoltre in grado di emettere tutta una serie di vocalizzazioni per comunicare fra loro: ad esempio, essi utilizzano un suono acuto come richiamo per i propri fratelli o cuccioli, possono emettere una serie di schiocchi in rapida sequenza per comunicare interesse, oppure un sibilo (che diviene una sorta di guaito in casi critici) per comunicare rabbia o paura.

Quando due animali si trovano a breve distanza (ad esempio durante il corteggiamento o negli incontri fra rivali) anche le espressioni facciali o la postura del corpo hanno una certa importanza nella comunicazione. Ad esempio, l'animale che vuole minacciare o manifestare dominanza si pone ritto sulle zampe e digrigna i denti abbassando la testa, in modo tale da mettere bene in mostra il dorso nero delle orecchie e le labbra, anch'esse nere: a queste manifestazioni di aggressività l'animale sottomesso reagisce solitamente rannicchiandosi su un fianco o mostrando il ventre, distogliendo lo sguardo e guaendo con le labbra arricciate, nascondendo perciò il più possibile le parti nere del corpo.

Mostra meno
Comportamento stagionale

Dieta e nutrizione

Si tratta di animali carnivori, che sono soliti cacciare in solitudine e si nutrono principalmente di prede di dimensioni medio-piccole (al di sotto dei 40 kg di peso), concentrandosi generalmente su una o due specie, differenti a seconda della zona in cui l'animale vive.

Mostra di più

Ad esempio, i ghepardi centrafricani predano principalmente gazzelle di Thomson, quelli sudafricani si nutrono di antilopi saltanti e impala, le popolazioni indiane predavano soprattutto l'antilope cervicapra, mentre quelle dell'Asia Centrale si concentravano principalmente sulla saiga e la gazzella persiana, mentre attualmente la preda più frequente è l'urial.

I ghepardi possono predare anche giovani esemplari di zebre, alcelafi e gnu, oppure, sebbene meno frequentemente, facoceri e sciacalli. Le femmine gravide e gli individui giovani e anziani, impossibilitati a catturare prede troppo veloci, ripiegano invece su lepri, otarde, faraone e perfino struzzi.

I ghepardi non si nutrono quasi mai di carogne, ma si procurano con la caccia tutto il cibo di cui necessitano.

A differenza della maggior parte degli altri felidi, i ghepardi sono predatori diurni. La caccia avviene durante le prime ore del mattino o poco prima del tramonto, quando la temperatura non è eccessivamente calda ma l'ambiente è ben illuminato.

Per individuare le prede, il ghepardo si serve della vista piuttosto che dell'olfatto, e spesso preferisce utilizzare punti sopraelevati per avvistare le possibili prede a distanza, piuttosto che attenderle acquattato nell'erba alta. La preferenza del canale visivo rispetto a quello olfattivo si spiega col fatto che, essendo un cacciatore di inseguimento, necessita di avere la migliore visuale possibile del terreno circostante e della preda prescelta, la quale durante la fuga può scartare bruscamente in ogni direzione. La potenziale vittima viene scelta fra gli animali rimasti isolati dal gruppo, ma non è necessariamente un esemplare malato o anziano: generalmente il ghepardo attacca l'animale che comincia a correre per primo, mentre è difficile che venga attaccato un animale fermo (difficile da atterrare, mentre un animale in corsa può essere destabilizzato e fatto cadere anche con un tocco relativamente leggero delle zampe).

L'animale valuta di volta in volta la strategia di avvicinamento più adatta: se la vegetazione circostante gli garantisce una buona copertura, il ghepardo si avvicina il più possibile alla preda rimanendo abbassato e zig-zagando nell'erba alta, dove ben si mimetizza grazie alla colorazione del manto. Viceversa, se l'erba è rada, bassa perché appena brucata o reduce da un incendio, oppure del tutto mancante, l'animale è costretto a trottare percorrendo una spirale attorno alla preda senza curarsi minimamente di nascondersi, cercando di evitare di allertarla e metterla in fuga troppo presto.

Giunto a 10–30 m dalla potenziale vittima (anche se in caso di preda già allertata e pronta a darsi alla fuga tale distanza cresce sino a 70–100 m), il ghepardo si lancia all'inseguimento: durante la corsa le zampe posteriori del ghepardo spingono il corpo, che si estende completamente in avanti a mo' di molla e atterra prima su una zampa anteriore e poi sull'altra, rendendo l'atto della corsa una serie di lunghe e velocissime falcate (fino a quattro al secondo, ciascuna delle quali consente all'animale di coprire 7-8 metri). Le unghie e la pianta delle zampe consentono una presa salda sul terreno anche qualora il ghepardo sia costretto a scartare bruscamente durante la corsa, mentre le scapole flessibili minimizzano la resistenza al movimento in avanti data dall'appoggio delle zampe anteriori al suolo durante ogni falcata. Così facendo, il ghepardo raggiunge i 93 km/h, con un'ottima accelerazione che lo porta alla velocità massima in circa tre secondi.) Una volta agganciato l'obiettivo, l'animale si concentra su di esso, ignorando del tutto altre eventuali prede che gli si vengono a trovare vicino durante l'inseguimento.

L'inseguimento dura in tutto meno di un minuto, protraendosi per circa mezzo chilometro: qualora la preda riesca a sfuggirgli per più tempo, difficilmente l'animale continua a braccarla. le partenze del ghepardo gli costano infatti moltissimo dal punto di vista energetico e fisico, in quanto, durante la corsa, la frequenza respiratoria aumenta di 2,5 volte (da 60 a 150 respiri al minuto), la temperatura corporea sale vertiginosamente, mentre mancano riserve adipose di una certa consistenza dalle quali ricavare energia.

Per questo motivo, la percentuale di successi si aggira attorno al 50%, con punte del 70% in alcune aree; si tratta di una media molto alta per un predatore, superata solo da quelle di alcuni predatori di gruppo come i licaoni.

Se il ghepardo riesce a raggiungere la preda, la atterra sbilanciandola con le zampe anteriori e subito dopo la finisce con un morso alla gola. La morte della vittima avviene per soffocamento o per dissanguamento, in quanto il ghepardo non possiede una muscolatura mandibolare sufficientemente forte da spezzare il collo alle sue prede di maggiori dimensioni. I ghepardi evitano di ingaggiare lotte con le proprie prede, come sono invece soliti fare la maggior parte degli altri grandi felini: il fisico del ghepardo, specializzato per la velocità e la leggerezza, ha perso gran parte della robustezza tipica degli altri felidi di taglia simile e non gli consentirebbe di resistere a un corpo a corpo, specialmente nelle condizioni di affaticamento in cui l'animale si viene a trovare dopo l'inseguimento.

Dopo l'uccisione, l'animale trascina la preda all'ombra e la divora velocemente, non prima però di aver recuperato il fiato. Se l'inseguimento è stato particolarmente lungo, l'animale necessita di almeno mezz'ora di riposo per riprendersi: durante l'uccisione della preda, inoltre, il ghepardo è impossibilitato a respirare profondamente, poiché la bocca è impegnata nello sferrare il morso letale.

La necessità di consumare il più in fretta possibile la propria preda è data dall'eventualità che qualche altro predatore, fiutato l'odore del sangue, si avvicini intenzionato a nutrirsene: di fronte ad altri predatori, i ghepardi sono soliti battere frettolosamente in ritirata, per evitare di riportare ferite che li rallenterebbero nella corsa, facendo loro rischiare la morte per fame.

Un ghepardo adulto ha necessità di nutrirsi almeno una volta ogni 4-5 giorni, a causa dell'estrema scarsità di riserve di grassi nel corpo: le femmine in allattamento devono invece mangiare ogni giorno.

Mostra meno

Abitudini di accoppiamento

COMPORTAMENTO DI ACCOPPIAMENTO

Con l'approssimarsi dell'estro, che segue cicli di 12 giorni, la femmina comincia a girovagare per il territorio, annusando tutti i segnali odorosi lasciati da altri ghepardi e lasciando i propri: durante l'estro essa è solita orinare all'incirca ogni 10 minuti, lasciando dietro di sé una vera e propria scia odorosa.

Mostra di più

I maschi rispondono prontamente a tali segnali, mettendosi alla ricerca della femmina ricettiva. Quando un maschio trova la femmina, le si avvicina guaendo, e se riceve lo stesso guaito in risposta, ha luogo l'accoppiamento. Spesso però sono numerosi i maschi che si mettono sulle tracce della stessa femmina, pertanto ad accoppiarsi con essa è colui il quale riesce ad avere la meglio nelle zuffe che inevitabilmente hanno luogo. A volte, può accadere che il maschio tenga prigioniera la femmina con la quale intende accoppiarsi per alcuni giorni, impedendole di cacciare e di spostarsi. Il maschio e la femmina copulano ripetutamente per un paio di giorni, dopodiché si separano.

I maschi cercano di accoppiarsi col maggior numero di femmine ricettive possibile: a loro volta, le femmine possono essere montate da numerosi maschi, sia dello stesso gruppo che di vari gruppi confinanti. Ne risulta che in una singola cucciolata i piccoli possono essere concepiti da vari maschi diversi. Nonostante la femmina possa andare in estro tutto l'anno, essa tende a concepire soprattutto con l'approssimarsi dei cambi di stagione, in modo tale da avere poi un'ampia gamma di prede per sfamarsi e allattare i piccoli.

A causa del basso tasso di variabilità genetica, spesso i ghepardi hanno problemi riproduttivi, in quanto i maschi possiedono una bassa conta e motilità spermatica oppure hanno spermatozoi deformi. Inoltre, la mortalità dei cuccioli è estremamente alta (i tre quarti dei piccoli muoiono nella tana, di quelli che sopravvivono i due quinti muoiono prima del compimento del primo anno d'età), sia a causa dei problemi di crescita (tipici dei casi di incrocio fra consanguinei) che della predazione da parte degli innumerevoli carnivori africani. Pare che i ghepardi abbiano cominciato a soffrire di scarsa variabilità genetica dall'ultima glaciazione (oltre due milioni di anni fa), ma il problema recentemente si è acuito a causa della perdita di territorio che sfavorisce ulteriormente gli incroci.

La gestazione dura circa 3 mesi, al termine dei quali la femmina dà alla luce un numero di cuccioli che va da tre a nove. In prossimità del parto, la femmina comincia a cercare un posto adatto per dare alla luce la cucciolata: essa tende ad eleggere a propria tana un luogo ben riparato nella vegetazione fitta o fra le rocce, dove i piccoli possano essere al riparo da occhi indiscreti e dagli agenti atmosferici.

I cuccioli alla nascita sono ciechi e pesano 150-300 g: presentano già la maculatura tipica della specie, tuttavia hanno nuca, collo e parte del dorso ricoperti da una folta peluria grigiastra e priva di macchie che viene persa durante la crescita. Si ritiene che tale peluria abbia lo scopo di rendere i piccoli ghepardi simili all'aggressivo tasso del miele, confondendo così gli eventuali predatori.

A 2 settimane di vita i piccoli hanno gli occhi aperti e possono muoversi agevolmente: la madre li lascia soli per lungo tempo per andare a caccia, trasportandoli spesso uno alla volta verso altre tane per evitare infezioni da parassiti e odori sgradevoli che potrebbero attrarre i predatori. A un mese e mezzo circa i cuccioli cominciano a seguire la madre durante i suoi spostamenti per osservarla e imparare da lei le tecniche di caccia che consentiranno loro di sopravvivere una volta soli. A tre mesi, i cuccioli perdono del tutto la gualdrappa argentata e mostrano la colorazione adulta.

A questa età il gioco risulta fondamentale per i piccoli, che correndo fra loro e simulando agguati imparano i rudimenti della caccia. È solo attorno ai sei mesi di vita che i piccoli ghepardi cominciano a dare la caccia a prede vive: la madre porta loro di tanto in tanto cuccioli di gazzelle o altre piccole prede e lascia che essi li aggrediscano, sebbene è raro che un ghepardo riesca a cacciare con successo e uccidere una preda prima dell'anno e mezzo di età.

I piccoli restano con la madre per 13-20 mesi, dopodiché l'intera cucciolata (maschi e femmine) si allontana: i membri della cucciolata restano però insieme per altri sei mesi circa dopo la separazione, dopodiché le femmine, generalmente in corrispondenza del primo estro, si separano dal gruppo. Mentre i maschi tendono ad allontanarsi il più possibile dal territorio della propria madre, per evitare l'inincrocio, le femmine si accasano nei pressi del territorio materno.

La maturità sessuale viene raggiunta attorno ai due anni dalle femmine, mentre i maschi sono più precoci, divenendo in grado di riprodursi attorno all'anno d'età. È tuttavia molto difficile che essi riescano a riprodursi prima del compimento dei tre anni.

La speranza di vita in natura può sfiorare i 15 anni, sebbene raramente i ghepardi selvatici vivano più di 7 anni: in cattività, i ghepardi possono vivere anche più di 20 anni.

Mostra meno

Popolazione

Coloring Pages

Riferimenti

1. Ghepardo articolo su Wikipedia - https://it.wikipedia.org/wiki/Acinonyx_jubatus
2. Ghepardo sul sito della Lista Rossa IUCN - http://www.iucnredlist.org/details/219/0

Animali più affascinanti da conoscere